venerdì 6 aprile 2018

Ready Player One, il visore dello spettatore e i sentimenti contrastanti

Ho quarant'anni
Ho letto il libro di Ernest Cline dal titolo Ready Player One
Ho visto Ready Player One al cinema

Credo sia una premessa fondamentale per commentare un film che è molto particolare, che può suscitare diversi livelli di interesse a seconda del pubblico che lo guarda. La mia età e la mia vita da giocherellone amante del cinema è servita per apprezzare le più disparate citazioni cinematografiche e video ludiche, perché io quei film li ho visti e quei giochi li ho giocati (non tutti). È importante aver letto il libro per apprezzare di più il film? Non necessariamente, ma indubbiamente mi pone a un livello superiore per la lettura di un film non semplice (e vedremo più avanti il perché).
Ho visto Ready Player One al cinema, perché è il luogo per antonomasia in cui bisogna vedere i film. Se avete visto Ready Player One, proprio questo film, in streaming il vostro giudizio sarà alterato dalla pochezza della qualità delle immagini che la fanno da padrone in questo film.



La Moda


Adesso che ho fatto la giusta premessa posso farvi capire cosa ne penso di Ready Player One. Film diretto da Steven Spielberg. Uno degli uomini più importanti a livello cinematografico degli anni 70,80 e 90. Uno dei registi che ha contribuito a formare la cultura pop che oggi tanto osanniamo e che è prepotentemente tornata di moda...
Ecco, la moda.
Tutto nella storia è destinato a tornare, vuoi perché dagli errori non si impara mai e vuoi perché è il corso della vita. Le nuove generazioni che devono imparare dalle vecchie e le vecchie che vivono di ricordi. Poi tutto si trasforma in moda, che non per forza è una brutta parola. Spesso è aggregante e fa bene. Questa moda cinematografica/televisiva che forse ha un inizio, nel 2007, segnato con la creazione da parte di Chuck Lorre e Bill Prady della serie TV The Big Bang Theory. La stessa moda che ha portato nelle nostre case anche la serie TV Stranger Things, film come Pixels e Ralph Spaccatutto e la possibilità delle case di distribuzione di rimettere mano a quegli anni per riportare in vita, con remake e reboot, film amati e nella memoria di tutti. Due esempi di successo su tutti sono il recente Jumanji con Dwayne Jonhson e l'horror IT.


Il Libro


È indiscutibile la voglia di conoscere meglio quegli anni da parte dei giovanissimi e la voglia di vivere quei ricordi dei nostri tempi felici. Nasce così Ready Player One, scritto da un ragazzo degli anni settanta che come molti di noi ha adorato la sua infanzia. Ernest Cline non ha fatto nulla di originale, ed è normale visto che il libro è una semplice caccia al tesoro piena di riferimenti geek/nerd. Il libro stesso, se vogliamo, è una easter egg all'opera giapponese Sword Art Online. Per i più maligni sarebbe una "scopiazzatura occidentalizzata" ma a me piace pensarlo comunque come un omaggio.
Non vi annoierò con le differenze tra libro e film perché sono davvero tantissime.


Lo spettatore indossa il Visore


Il protagonista del film, Wade Watts, per sfuggire dalla triste realtà che il mondo è destinato a vivere si rifugia nell'universo virtuale di OASIS dove chiunque può essere chiunque e come un videogioco si possono vivere incredibili avventure. Quella che però è al centro dell'attenzione di tutti è la caccia al tesoro che è stata lasciata come testamento dal creatore di OASIS. Un viaggio tra citazioni, riferimenti e ricordi negli anni 70, 80 e 90 (quelli che anche Spielberg ha contribuito a creare, ricordate?). Wade per entrare in OASIS indossa un visore elettronico, un po' come gli occhiali della realtà virtuale della Playstation 4. Nel momento in cui il protagonista indossa il visore lo fa anche, per induzione, lo spettatore che viene catapultato in un mondo che praticamente riconosce. Il mondo video ludico pieno di riferimenti alla cultura pop. Ready Player One infatti è, senza esserlo, un film di un video gioco. Forse confonde lo spettatore, lo rende passivo nella visione del film attivando invece la ricerca dell'easter egg. Lo spettatore con il visore cerca, scruta, indica, ricorda. Vive un film-game nel film. Non ha tempo di conoscere i personaggi, di immedesimarsi o di empatizzare con loro. Questo è il grande limite e il grande pregio del film. Questo lo rende, al momento, unico. 


Sentimenti contrastanti


Ready Player One è un continuo puntare il dito al grande schermo vivendo a tratti un'avventura semplice in un film che non ha nulla di originale. Le emozioni sono regalate dalle citazioni, ho avuto persino la pelle d'oca nella sequenza dedicata a Shining o alla semplice visione di King Kong (huge fan). Il film nel senso stretto del termine quasi non esiste e se ne sente la mancanza. Se penso a film basati su una caccia al tesoro mi vengono in mente I Goonies, il primissimo film dei Pirati dei Caraibi, Il mistero dei Templari e il Codice da Vinci. Tutti film che hanno una forte componente di ricerca che durante la visione è insita anche nello spettatore che quasi viene spinto a condurre il gioco per trovare il tesoro (l'egg). In Ready Player One questa componente è assente e non c'è coinvolgimento. Viene data poca importanza agli indizi e al vero percorso tra le easter egg che, come scritto, comandando il film e lo spettatore.
Senza alcun dubbio l'intento della produzione era di avere le easter egg a comandare il gioco, a essere il centro dell'attenzione, a essere loro la storia e non al servizio di essa. In questo hanno assolutamente centrato l'obiettivo.
Per l'80% il film è in computer grafica assomigliando proprio a un film d'animazione digitale o meglio, a un videogame. La realizzazione è di altissima qualità e alcune scene sono davvero spettacolari. Limitatissimo l'uso dello slow motion.


Tornando al maestro Steven Spielberg

Ho letto su IMDB che prima di assumere Steven Spielberg la Warner Bros. ha contattato ben cinque registi, ovvero: Christopher Nolan, Robert Zemeckis, Matthew Vaugh, Peter Jackson ed Edgar Wright. Tutti registi di alto livello e diversi tra loro che hanno rifiutato un film difficile.
Steven Spielberg è la sesta scelta. L'uomo che ha contribuito a creare quell'universo che si ripercuote in quasi ogni film di oggi e sempre nelle nostre memorie è stata la sesta scelta. Perché?
Tra i cinque registi che hanno rifiutato io credo che solo Nolan non fosse proprio adatto e forse la mia scelta migliore sarebbe stata Zemeckis per una serie di ragioni con le quali non vi annoierò in questa già lunga recensione/commento/disquisizione su Ready Player One.
Credo fortemente che abbiano scelto Spielberg perché era l'uomo giusto non tanto per dirigere, ma l'uomo giusto per la copertina del film. Il suo nome abbinato al film con il, forse, più alto numero di citazioni della storia in riferimento agli anni 70,80 e 90 è già di per se una mossa pubblicitaria molto astuta. Steven Spielberg è un nome che "riempie la bocca", fa gridare al capolavoro anche se non si tratta di capolavoro. E sopratutto rievoca ricordi anche senza quel famoso visore.

In Conclusione


Ready Player One non è un capolavoro, è un film molto furbo e molto buono. Divertente, spettacolare e attualmente retrò come piace ai geek/nerd.
I capolavori del cinema sono altri, i capolavori di Spielberg sono ben altri. 
Attendo il 31 agosto per acquistare il Blu-ray e per godermi gli aspetti della realizzazione del film, lo rivedrò ancora, a casa, per continuare la ricerca delle easter egg.

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2 commenti:

  1. Sono un amante di Sword art Online e mi interessava questo film proprio per l'idea...anche se pensavo fosse qualcosa piu alla strange days in forma moderna. ma in ogni caso lo vedrò anche solo per la ricerca di personaggi e citazioni della nostra infanzia. ottima recensione come sempre.

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